Dopo il primo articolo,
scritto a pochi giorni da un'assurda tragedia, ho preferito non
continuare a parlare di quest'argomento, per non unirmi ai tanti cori
urlanti che cercavano di accreditare posizioni più o meno
estreme, cercando di sfruttare, in mondo a mio avviso indegno, una
tragedia e la conseguente ondata di paura diffusasi negli Stati Uniti
ed in tutto il mondo occidentale.
Ritengo che
quell'articolo sia ancora pienamente attuale e mi piacerebbe che, lo
leggeste,
prima di continuare.
Una guerra infinita
Quello che temevo e che
paventavo è accaduto. Si è partiti verso un conflitto
che puntava a portare la libertà e la sicurezza, peccato che
si sia scelta la via delle armi, quella della distruzione.
In un mondo che si
definisce civilizzato non si riesce a risolvere qualcosa se non
mediante il ricorso alle armi. Quando si muovono gli eserciti, si
è già perso; mi viene in mente, a tal proposito, una
frase che ho sentito nell'ultimo film della saga di Guerre Stellari,
il maestro Yoda, a chi gli dice che hanno vinto, risponde: "E
questa la chiami una vittoria? Iniziata la guerra dei cloni
è".
Per chi non ha visto
il film e non conosce la storia, gli dico, in estrema sintesi, che
quell'apparente vittoria si trasformerà, poi, nell'inizio
della fine, perchè ci si troverà in balia della forza
bruta dell'esercito.
Non esiste una
verità!
Questo è vero
soprattutto nelle vicende umane. Vi riporto una frase molto
interessante e che dovrebbe far riflettere:
"Quanti
villaggi sono stati distrutti, e quanti milioni di persone sono state
buttate fuori al freddo? Questi uomini, donne e bambini che sono
stati dannati e ora vivono sotto le tende in Pakistan non hanno
commesso alcun peccato. Essi sono innocenti. Ma, sulla base di un
puro sospetto, gli Stati Uniti hanno scatenato questa crudele
campagna".
Osama Bin Laden
Leggete la frase e non
guardate la firma, il discorso vi sembra folle? Sbagliato? Non credo
proprio.
Eppure per noi
occidentali l'Afganistan rappresenta il male e, quindi, la
popolazione doveva pagarne le conseguenze. Cosa sarebbe accaduto se
la stessa cosa fosse stata applicata in Italia durante la II guerra
Mondiale? Gli italiani erano tutti dei malfattori, degli assassini?
Meritavano la morte solo perchè una parte di essi aveva deciso
di trascinarli in una guerra assurda? Di sfruttare la loro fame, di
alimentare il loro desiderio di vendetta verso un occidente che
è bravissimo a colonizzare, ad imporre ed a chiedere, ma che,
quando si tratta di aiutare "disinteressatamente" non muove
un dito?
Filo-palestinese o
filo-israeliano?
Anche quest'ultima
contrapposizione è sterile e serve a semplificare un discorso
che è molto complesso. Gli israeliani, occupano, oramai da
anni, una vasta area della palestina, molto più ampia di
quanto ad essi strettamente necessario; hanno sviluppato una rete di
controllo strettissima su tutte le fonti d'acqua di quella terra e
chi ha visto la palestina sa di cosa si parla. Un popolo assetato,
umiliato e senza un'identità politica, reagisce in modo
sanguinoso, ma nell'unico linguaggio che ha compreso possa essere
ascoltato, quello della violenza.
Nonostante le rappresaglie
degli israeliani, gli attentati dei suicidi palestinesi tengono viva
l'attenzione sul loro problema più di quanto non faccia la
diplomazia. Fin quando la voce delle armi e della morte è
più ascoltata di quella della ragione, sarà ben
difficile che non si ripetano situazioni così drammatiche.
Cosa abbiamo imparato
dall'11 Settembre?
Ancora molto poco. Di
certo abbiamo capito che la distanza dai luoghi di crisi
internazionale, non ci mette al sicuro dagli atti disperati di
persone che non hanno niente da perdere. Abbiamo capito che, un mondo
diseguale non fa altro che alimentare conflitti. Abbiamo capito anche
che dobbiamo aiutare il resto del mondo a svilupparsi.
Non abbiamo capito,
però, che non si possono usare le armi per imporre le scelte,
che lo sviluppo degli altri paesi non potrà avvenire senza
alcun sacrificio da parte del mondo occidentale, che solo guardando
lontano con un piano di ampio respiro che non si faccia toccare dagli
inevitabili piccoli incidenti ed attentati, si potrà riuscire
ad "estirpare" il terrorismo e la paura.
La ricetta è
molto semplice: cultura, sviluppo e rispetto. Il problema è,
ci sarà qualcuno pronto ad ascoltare ed affrontare l'opinione
pubblica per spiegargli i motivi di una scelta più ragionata e
meno forcaiola?
Io vorrei tanto
sentire le vostre opinioni.
Scrivetemele e
ricordatevi, sempre, di riflettere.